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giovedì 14 marzo 2013

Il giovane pastore


Seduto su un bizzarro ricciolo di roccia, accanto a una pianta di fichi d’india, il giovane pastore guarda giù, il suo gregge si muove placido nella valle. Tra i mille spruzzi di verde c’è tanto posto per i pensieri, per il canto antico della natura e per i novelli sogni.
Ci vuole forza e spirito, tanta forza e tanto spirito, in un tempo vero, senza lancette. Non ci sono troppe cose a ingombrare l’orizzonte, a distrarre il cuore, a ingannare la mente. E’ tutta realtà, quella. In ogni filo d’erba, nella corsa del cane, nelle nuvole che fanno capolino, nel fiume che scorre lontano. L’aria è quasi muta e se non ci fosse il verso di qualche rapido volo sulla sua testa non avrebbe che la musica dei desideri e delle emozioni.
Volge lentamente gli occhi appena a sinistra, verso un piccolo rilievo che a metà della discesa si issa contorto e appuntito come un artiglio verso di lui, e sorride. Ho la sensazione che là c’è appiccicato qualche suo ricordo. Vorrei avvicinarmi, sedermi accanto a lui e guardare giù. Ma non posso rompere l’incantesimo. Resto a distanza, con i miei occhi lucidi e la commozione in petto. Per un momento, almeno per un momento, trovo la sua forza e il suo spirito.

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