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venerdì 26 aprile 2013

Memoir


L’album fotografico non è solo una manciata di ricordi.
Non riavvolgo il nastro, non sono neanche in cerca di un filo e, francamente, la selezione esclude qualsiasi nostalgia. Qualche volta è lo spot per un sorriso o, magari, per vedere l’effetto del tempo e dei momenti. Distrazione pura, quasi.

D’altra parte ogni immagine è anche un pezzetto di storia. E allora dilettandomi nel puzzle saltello nel recente passato per sentire che profumo ha. O per vederlo tra le righe, come uno spiritello in movimento.
Ho l’impressione che non sia, infine, un passatempo tanto frivolo. Se mai è un’operazione di primavera, in stile grandi pulizie domestiche o cambio del guardaroba. Più che cosa tenere e cosa buttare potrebbe funzionare cosa ricordare e cosa dimenticare. Ma non sono in missione radicale, spolvero, spazzolo, al più lucido quello che trovo opaco.

Naturalmente fuggo a gambe levate dall’idea di un bilancio. Roba privata, quella.


Qualche fotografia lasciata scivolare in rete come ironico esorcismo all’oblio, ecco, una nota quasi romantica. O un omaggio? Omaggio alle situazioni, intendo. A quelle fissate in quel click. Bello, rimanere nel campo delle ipotesi. Perché l’inflazione di flussi in circolazione continui ad alimentarsi fino quasi ad annullare il significato. Oppure perché corra un’idea di libertà e leggerezza.

Memoir? Ma no, istanti colti al volo.

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