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martedì 28 maggio 2013

La nonna cuciva

C.Riccardi, Vecchia che cuce
Fino all’ultimo soffio di vita. Con il corpo stanco e la schiena curva, nel silenzio della sordità, dietro la nebbia degli occhi, la nonna cuciva. Per rammendare qualcosa, per attaccare un bottone, per dare ancora un senso alle mani e alle ore.
Tra le rughe l’espressione era placida, quello era il tempo che fermava il tempo. Era ancora utile, con l’ago e il filo. Ogni punto era un metro di vita, una domanda e una risposta che ancora si incontravano. Sulla sedia impagliata o sulla vecchia poltrona e, appena l’aria lo permetteva, sulla soglia, nell’odore del giorno che muoveva passi e saluti. Magari davanti ai gerani, quelli che amava.
Qualche volta con i dolori delle dita deformate che non ne volevano sapere di infilarsi nel ditale. E qualche volta con quel tremore che si replicava negli orli. Era una pena fallire, non per la fatica che a quella non si sottraeva mai, perché si sentiva scivolare di mano la generosa operosità. Che effetto ripensarci. Capire quanta dignità c’era in ogni sforzo, nell’ostinazione di fare e dare, nell’amore del lavoro.
Anche uno straccio sembrava oro nella sua devozione, in quel rispetto antico delle cose, nella passione semplice per la bellezza pura. Istinto e passione in uno scrigno di garbo naturale. A me più della destrezza piaceva questo, la dedizione. E quando ero contenta di una cucitura vedevo un sorriso nei suoi occhi che era luminoso e caldo come il sole.

Adesso che i ricordi mi commuovono so che sto invecchiando…

2 commenti:

  1. Forse voglio illudermi, ma non è solo l'età che fa commuovere leggendo questo ritratto.

    E poi mi viene questo pensiero, che questa nonna ha cucito ben più di stracci e orli (!) a giudicare dalle tue parole!

    un abbraccio, prish

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  2. E' vero Prish, ha cucito ben più che stracci e orli!!!
    Un abbraccio anche a te
    ;)

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