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sabato 17 agosto 2013

Mille anni che sto qui

Romanzo storico, saga familiare, indagine sociologica. E forse un profondo e sofferto percorso intimo. Letteratura e introspezione, tra le pieghe del costume e l’essenza della terra.
Quello di Mariolina Venezia è un grande libro di amore e odio, cultura e ironia. Un’avventura nel tempo, dall’Unità d’Italia alla caduta del Muro di Berlino, attraverso la vita e le relazioni di cinque generazioni lucane. Una ricerca meticolosa, a tratti febbrile, delle radici e delle ragioni del tessuto sociale e delle dinamiche umane di una terra e della sua gente. Uno spaccato di realtà e mistero.
La Basilicata è per Mariolina Venezia culla e scoperta, affetto e rabbia, serenità e desolazione. Un po’ come tutte le arcane dimensioni dell’esistenza è la patria di tutto e niente, della gioia e del dolore, del bene e del male. Ma è anche la sua casa, il suo sangue, il suo destino. Non riesco a credere che avrebbe potuto scrivere una pagina di storia e di poesia così intensa e complessa se non fosse stata mossa dal desiderio, anzi meglio dal bisogno, di compiere un viaggio nella sua stessa anima. Tra luce e miseria, superstizione e fantasia, forza e rassegnazione.
Il libro non è intriso interamente della stessa intensità, ha ritmi diversi e qualche sbavatura finale ma forse anche in questo risiede la sua autenticità, emotiva e pratica. Si accosta alle epoche, quasi vi aderisce, in linguaggio e dettagli. E questo consegna al lettore anche la misura delle sfumature e delle tensioni della trama.  
D’altra parte i decenni attraversati e il cospicuo numero di personaggi non potevano rendere la narrazione più fluida e avvincente di quanto Mariolina Venezia abbia fatto. Bravissima, nella ricostruzione storica quanto nel racconto.
C’è tutto in Mille anni che sto qui. Gli orrori, i sentimenti, le magie, lo spirito, le fatiche e i sogni della gente di Basilicata. Perché Grottole, paese d’origine di Mariolina Venezia, è lo sfondo di un teatro che ne supera abbondantemente i confini fino a cogliere, esplorare, sviscerare le tradizioni, i detti, le peculiarità di tutta la regione, con ogni magnificenza, ogni contraddizione, ogni affanno.
Un po’ commovente un po’ graffiante, Mille anni che sto qui. Celebra, denuncia, smaschera. In bilico tra attrazione e insofferenza. Mi pare di capirla, Mariolina Venezia, donna lucana e donna del mondo, donna di ieri e donna di oggi.
Una lettura avvincente ma impegnativa, per pelli sensibili direi. Tanto difficile quanto ammaliante per chi abbia voglia di incontrare e percorrere sentieri impervi.
Le semplicità e le asprezze di Mille anni che sto qui sono le stesse della natura lucana. Ecco lo spessore dell’opera e dell’autrice: il coraggio, la coscienza, la conoscenza.
Penso che al cuore non si comandi, per quanto la testa vorrebbe condurci altrove. E penso che Mariolina Venezia abbia voluto comprendere davvero quale recondita “stregoneria” incateni cinque generazioni alla propria terra. Questione di identità e non solo…L’omaggio, più o meno esplicito, a Carlo Levi fa cogliere alle menti aperte, il segreto.

Pregevole saggio e straordinario studio psicologico, Mille anni che sto qui.

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