E’
il paese dalle mani grandi e dagli sguardi bassi. Sul colle alto, sotto il
cielo che scotta, tra le piante da frutta. Con la farina da impastare, la legna
da tagliare, l’uva da vendemmiare. E i desideri che vivono oltre ogni vita. Sulle
ciglia che scivolano nel sonno, sul lento risveglio di caffè bollente.
Ha
tutte le case in fila, pronte ad affacciarsi sui passi della strada. Con la
parola schietta che viaggia senza confezione, dalle teste ai cuori e dai cuori
alle teste. Nella risata sommessa che si schiude di tanto in tanto, come un
campanellino che trilla garbato. Dagli usci che si aprono e si chiudono in
continuazione, fuori e dentro le ore.
E’
il paese appeso al muro come un quadro. Che sventola come una bandiera quando
si alza il vento.
Che sarà...
C'è tutto in poche righe, come certe volte c'è tutti in poche case. Sembra anche di sentire il tuo arrivo sorridente che trilla garbato.
RispondiElimina...Già, talvolta arrivo davvero con un sorriso che trilla garbato, Prish.
RispondiElimina;)
Irene