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martedì 11 febbraio 2014

L'Atelier dei miracoli

Quello di Valérie Tong Cuong è un romanzo che mi ha fatto sorridere e commuovere come pochi. Il merito è sicuramente di una storia singolare, di una narrazione originale e di
un’analisi affascinante quanto importante. Ma è anche di quella straordinaria coincidenza che talvolta ci fa incontrare una lettura al momento giusto.
Il tema di fondo che Valérie cala in una trama avvincente è di quelli che scottano tra le mani di una osservatrice del costume e pesa sul cuore di chiunque rifletta sugli equilibri delle relazioni umane, sulle dinamiche dell’egoismo e dell’altruismo, sulle espressioni di individualismo o di solidarietà.
In quella terra scivolosa del bene e del male, della felicità e della solitudine, dei bisogni e della magnanimità troviamo tutto quello che siamo, che ci tormenta o ci anima. Millie, Mariette e Mike che conoscono a loro modo l’abisso incontrano Jean e il suo Atelier dei miracoli che rappresentano la mano della provvidenza o la porta verso la felicità.
La verità è molto complessa e si dipana lungo il percorso di risalita, l’uscita dalle crisi personali, lo scambio di bontà e cattiveria, il confronto serrato e sconvolgente. Jean che aiuta e manipola, l’Atelier come catena di intrecci tra benessere proprio e altrui, Millie, Mariette e Mike con un intenso quadretto intorno che scoprono, provano, trovano se stessi attraverso il dolore e la profondità della consapevolezza.
La generosità e il tornaconto privato e intimo sono la ruota panoramica che trasporta tutti, a ritmo più o meno vorticoso. Nella disperazione e nella gioia gli altri sono spalla, specchio, fastidio o desiderio. E’ il limite degli uomini e delle donne farsi sfuggire il limite, almeno talvolta. Non afferrare che tutto è collegato, che le parole, i gesti, le disposizioni di spirito azionano leve di continuo.
Sta nella fragilità, nelle brutture, nei segreti scabrosi la realtà che l’Atelier può svelare riportando tutti nella pagina della vita. Quella dei legami e della libertà, quella dei sentimenti e delle delusioni, quella dei sogni e delle ferite.
La salvezza arriva davvero in modo inaspettato, per tutti. E alla fine di un arduo cammino. Faccia a faccia con le emozioni e con il labirinto della ragione e delle personalità l’Atelier compie il miracolo di rompere indugi e apparenze, di andare oltre le singole zone di luce e ombra, di capire cosa c’è dentro ogni bagaglio e quante cose si possono trovare fuori dal tunnel della cecità o della paura o della convenzione.
Valérie Tong Cuong è capace di raccontare con realismo e romanticismo insieme in una sorta di agenda quotidiana nella quale il lettore trova intatti i conti in sospeso, i desideri, i propositi, gli appuntamenti. Quelli meticolosamente annotati, quelli accennati a matita, quelli che non scriviamo e lasciamo con la polvere sotto il tappeto.
Brava a indagare tra i pensieri. Brava a incidere senza togliere il respiro.

Attualissimo l’Atelier dei miracoli in una società in crisi morale e umorale e, troppe volte, superficiale. Fare qualcosa per gli altri risponde alla necessità di ricevere qualcosa dagli altri? Se il circuito è virtuoso vale la pena di incamminarci. E, comunque, di leggere il libro.

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