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martedì 22 aprile 2014

La minigonna di Mary Quant

L’ha inventata lei, la minigonna. Lei è Mary Quant, quella che per le giovani degli anni ’60 ha pensato a un look che mescolasse tutto: femminilità, audacia, charme, allegria. Già. Mary Quant non ha accorciato solo la stoffa di abiti e gonne per liberare le gambe, ha dato un tocco a tutto il guardaroba perché fosse serenamente ispirato a una sensualità giocosa e frizzante ma garbata.
Dai tagli di capelli corti e sbarazzini partivano vestitini pratici e semplici  dalle scollature castigate, un pezzo di gamba infilata in collant coprenti e colorati e una scarpa comoda a tacco grosso impreziosita magari da un laccetto alla caviglia.
Insomma la minigonna di Mary Quant era emancipazione elegante e coraggio dolce. Una grande donna, probabilmente, Mary Quant, inglese, classe 1934. E la moda sicuramente conserva il suo nome tra i creativi rivoluzionari. Benché il collega francese André Courrèges ne rivendicò la paternità per le donne del mondo la minigonna resta di Mary Quant.
Ecco, non ho mai pensato che un capo di abbigliamento potesse essere una vera e propria opera d’arte o il simbolo per eccellenza di un’epoca però non riuscirei neanche a sottovalutarlo troppo. Le espressioni del costume raccolgono o imprimono bisogni e desideri. E nulla più dei bisogni e dei desideri eccita e plasma la cultura.
D’altra parte osservare come Mary Quant ha interpretato la donna regala il piacere di una ‘stravaganza’ intelligente…
Che poi si possa discutere sull’eccessiva importanza attribuita all’immagine, sul sacrificio dello stile personale per indossare quello che propone il mercato, sulla mortificazione della bellezza interiore per lasciare spazio a quella esteriore è altra storia. La pagina scritta da Mary Quant merita comunque di essere ricordata. Lei, in effetti, ha trasmesso proprio il senso delle scelte: sta alla nostra testa e al nostro specchio intendere bene il messaggio. E, magari, imparare a mescolare armoniosamente tutti gli ingredienti che ci fanno donne. 

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