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martedì 3 giugno 2014

Dagli sbagli e dai tatuaggi si impara

Dagli sbagli si impara. E non lo dice solo Fabri Fibra rappando. E’ la più vecchia saggezza popolare della quale si abbia notizia, forse. Anzi, più che notizia, esperienza.
Imparare poi non significa mettersi al riparo: a memoria d’uomo si possono citare milioni di errori ripetuti, di lacune mai colmate, di lezioni mai del tutto capaci di tenerci lontano dai guai, dalle cadute, dalla fatale sofferenza. Talvolta infatti teniamo un comportamento pur avendo consapevolezza che in passato ci ha recato danno o non ha prodotto brillanti risultati. Questione di carattere, di circostanze, di tenerezza. Ostinazione, fragilità o istinto traditore.
Ho un tatuaggio che non voglio più
Me lo tengo così mi ricordo di quanto sono stato
Affrettato…
Così canta Fabri Fibra. D’altra parte togliersi un tatuaggio non è proprio come schioccare le dita.
Un tatuaggio può essere figlio della fretta, insomma di un desiderio che si vuole esaudire al volo, dice Fabri Fibra. Ma probabilmente, azzardo, anche di un’ispirazione, di una ragione, di un piacere. Qualcosa di forte. Lo penso perché non mi piacciono i tatuaggi e intorno a me scorgo un numero davvero notevole di persone tatuate. Moda? Francamente un marchio a fuoco sulla pelle non è proprio lo sfizio di un vestito, immagino ci sia qualche spinta emotiva profonda e non propriamente una scelta estetica.
Ci sono ragazzi e ragazze che spalmano sul corpo una collezione di tatuaggi. Roba che, appunto, non si cambia come il guardaroba. E che dice, o dovrebbe dirla, lunga. Perché contiene informazioni, lancia messaggi. Perché hai sopportato dolore per esibirlo. Perché hai scelto magari di fartene un altro, nonostante non fosse una passeggiata di salute.
Curioso, per me, che tanti di quei ragazzi e di quelle ragazze alla smania di tatuaggi uniscano smanie di tv, passerelle, cinema. Perché proprio in casa di casting e provini si prediligono aspiranti non tatuati e possibilmente il più ‘naturali’ possibile…Perché talvolta, davvero, bisognerebbe capire quale priorità diamo a quei desideri che vorremmo esaudire. Se il tatuaggio è più importante di una possibilità di lavoro e passione, ad esempio.

Che non è una predica, sia chiaro. E’ una riflessione. E, se mai, una pulce nell’orecchio a chi ha nel cassetto il sogno di un film o di un’apparizione sul piccolo schermo…

2 commenti:

  1. Concordo, cara Irene. I ragazzi, inoltre, non tengono conto che l'invecchiamento fisiologico, la disidratazione e l'atrofia della cute, i muscoli che cedono, faranno raggrinzire il tatuaggio sino a renderlo francamente sgradevole allo sguardo. Volenti o nolenti, dovranno cancellarlo per forza.

    P.

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  2. Pim, chi meglio di te poteva descrivere il 'risvolto' estetico del tempo...?!
    Un abbraccio

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