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mercoledì 16 luglio 2014

Famolo strano

Che non è sempre un pensiero indecente.
Talvolta è piacere del groviglio, voglia di alternative inusuali, gusto dello
scabroso. Nell’attrazione horror, tra ribrezzo e paura. O in quello spazio in squilibrio con tutto, nel punto di rottura insomma. Magari oltre il consueto naturale, nell’uomo con la testa di capra, nel maiale parlante, negli alberi motorizzati.
E’ un suono che deborda, una sagoma che spacca, uno scatto che sorpassa la luce. E’ una caricatura, un’audacia, una veduta torpida. Un gioco, una pretesa, una sfida. E’ l’uomo che si misura con l’ossessione dell’immaginazione. Sempre lì, a tentare in tutti i modi di sfondare tutte le porte del mondo.
Capita nel bene e nel male, in bellezza e bruttezza. Come se davvero la fantasia potesse superare la realtà. Che se è gradevole la vorremmo poter inventare superlativa e se è spiacevole abbiamo bisogno di poterla pensare risolvibile o aggirabile.
E d’altra parte guai a toccarci i sogni, pare che siano diritto inviolabile. Accidenti però…dovremmo imparare a sognare il possibile o a non desiderare l’impossibile. Del tipo convivere con la realtà senza prendere per tormento la rassegnazione. Che diavolo è la ‘rassegnazione’ se non l’immutabile, insindacabile, intoccabile verità della nostra vita? Non respiriamo su questa terra per duellare con la realtà, se mai abbiamo il privilegio di cuore e polmoni per conoscerla.
Già, non è di enorme conforto in molti casi. Anzi. Ma tutto sommato non lo è perché il punto di vista è sbagliato. Noi ci mettiamo allo start come se dovessimo davvero partire per il combattimento invece di camminare nelle vie che ci è dato incontrare semplicemente per compiere il viaggio.

Famolo strano serve anche a me. Per trovare una formula di consolazione come questa, fuori dalle piste ufficiali. 

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