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giovedì 5 marzo 2015

Il calvario di Pina

Il calvario di Pina
di
Gian Contardo Colombari
Gian Contardo Colombari scrive Il calvario di Pina in memoria della madre.
Un libro d’amore, innanzi tutto. Eppure c’è molto altro in questo ‘omaggio’. Colombari ha dimestichezza con la scrittura, in prosa e poesia. E ha purtroppo confidenza pure con la sofferenza. La sua, per una disabilità con la quale ha dovuto imparare a convivere quando erano ancora assai deboli le filosofie e le azioni di sostegno (Colombari è del 1960), e quella della madre e del padre per una vita di sacrifici e rinunce.
La malattia della madre arriva quando il Colombari è adulto, laureato, inserito nel mondo del lavoro ma, appunto, consapevole di quanto Pina si fosse spesa per lui e per la famiglia. Una vita di coraggio e dedizione. Una vita di dolce e costante presenza. Il calvario è lungo e, tra casa e ospedali, entrano nella quotidianità di Gian Contardo, della madre e del padre, medici, infermiere, badanti ma, soprattutto, nuovi percorsi di affetto e scambio. Si invertono un po’ i ruoli, si mescolano i piani, si sperimentano formule di intesa.
L’affetto si mostra saldo. Anzi, si nutre di una straordinaria sensibilità.
Ma Il calvario di Pina non è solo un libro d’amore. E’ uno spaccato culturale, una finestra sui meandri della fatica e dell’umanità, un inno di speranza. Quello che Gian Contardo Colombari compie, infatti, è una sorta di viaggio -emozionato ed emozionante ma lucido- nella potenza delle relazioni e delle possibilità di crescita personale. Già, il commiato sereno di Gian Contardo Colombari all’angelo Pina, sua madre, è la prova commovente della virtù educativa dei sentimenti.
Non credo affatto di azzardare se penso a quale fortuna abbia avuto l’autore. E’ come se avesse abbondantemente superato lo ‘svantaggio’ della disabilità… perché quel nucleo di valori e tradizioni l’ha consegnato alla maturità, alla coscienza individuale e sociale, alla forza caratteriale.
E, ancora, Il calvario di Pina è una eccezionale elaborazione del lutto. Più che morte e distacco, infatti, c’è l’ampio respiro di ciò che li ha uniti.
Francamente, nonostante la tristezza e il dolore, una storia così allarga il cuore su orizzonti magnifici. Conoscendo anche il Gian Contardo ironico e abile con la satira so che il suo spirito brillante discende proprio da una splendida e profonda risorsa di perenne energia: quella dei semplici e autentici principi di buona vita. Tenero e arguto come solo sanno essere le anime belle, Colombari ha scritto quello che il più delle volte resta nei pensieri. Si, maneggiamo tutti un po’ a fatica amori, pene, morte e ci doniamo poco, quasi dovessimo –chissà come e perché- metterci in salvo da qualche debolezza.
Macché, è davvero audace invece confrontarsi, con la realtà, con le lacrime, con gli addii. E anche presentarsi nudi, con le proprie tribolazioni, la dimensione intima dell’intreccio con i propri cari, l’odissea della salute infranta.
La signora Pina, ovunque sia, ora sorride e piange di gioia.
Una lezione di dignità e fierezza. Una boccata d’aria fresca.

Grazie Gian Contardo Colombari.

Riccadonna Editori.

3 commenti:

  1. Grazie di cuore, Irene,
    per questa tua bellissima recensione.

    Mi permetto di citare
    i nomi dell'editore,
    la Riccadonna Editori,
    e dell'editor che mi ha seguito e consigliato
    durante la fase della revisione delle bozze,
    Paolo Stefano Riccadonna,
    il quale con la sua magistrale professionalità
    mi ha dato ulteriore conferma
    della già consolidata amicizia nei miei confronti.

    Gian Contardo Colombari.

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