
Ci
sono donne che non ‘perdonano’ il no. Non lo accettano ‘culturalmente’, insomma
sono abituate a essere quelle che decidono se e quando spassarsela sotto le
lenzuola e, naturalmente, con chi. E’ un’offesa al loro fascino, alla loro
femminilità, al loro potere persuasivo quindi meditano vendetta.
Ci
sono donne più libere e intelligenti che fanno spallucce o piangono per i beati
fatti loro e poi riprendono il corso della vita senza che l’audace maschio del
gran diniego abbia più notizia di loro. Sono poche, pochissime, ma esistono.
Ci
sono donne che siedono, in paziente, morbida, sorridente attesa. Sono quelle
cui la natura ha trasmesso la fissazione che all’uomo gaudente e conquistatore
sia dato di prendersi il tempo di guardare qua e là e levarsi altrove le
voglie. Tanto prima o poi si avvede e si rammenta di quella tenera femmina
generosa che lo aspetta e fa capolino nei pressi delle sue virtù. Non sono
molte ma ci sono, fanno parte di quella parte di popolazione ancora avvezza
allo schema dell’uomo istintivo e impudente e della donna chioccia e
riflessiva.


Il
nostro macho è ancora là. A spasso dove capita. Con in mano anche lui solo un
pugno di mosche e gli anni che si accumulano sul groppone senza nulla da
scrivere nel libro della vita, sia chiaro. Però senza tutto quel frullatore di
pensieri e strategie. Perché questo resta, tra le due metà della mela. Una è in
perenne elaborazione di teorie che stanno in piedi solo per le stampelle della
cieca ostinazione al paraocchi, l’altra in costante assenza di turbamento da
meditazioni fantasiose.
(su
gentile input di un lui)
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