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giovedì 27 agosto 2015

Sculettare

Più o meno incedere con ondeggiamento delle anche. Un po’ moto naturale, un po’ civetteria, diranno gli uomini avvezzi a posare lo sguardo sulla donna che sculetta.
Questa è la natura. Già, quella del sedere che si mena, o è menato, a destra e a manca. Come quei viottoli di campagna nella luce alta del sole d’estate quando l’aria brilla e ogni gomito pare che oscilli come una canna al vento. Come quegli aquiloni incerti, che tremano appena nei primi metri di cielo immobile. Come i gatti che sembrano sempre in posa sinuosa per una fotografia. Come le nuvole, quando fanno i loro piccoli soffici viaggi.
La malia di quello che sculetta è un po’ come l’incanto del pendolo che ci fa spostare lo sguardo di qua e di là, che ci rimanda in mente chissà cosa di lieve, che mentre attira la nostra attenzione ci ha già inebriato.
E’ bello, quell’andamento un po’ così. Quello che ti lascia uno spiraglio di fantasia. Quello che vorresti fermare con le mani ridendo come i bambini euforici.

C’è chi impara l’arte, di sculettare. E chi si sveglia sculettando al mattino porgendo un sorriso al giorno. Come le tende dietro la finestra socchiusa in primavera. Un dipinto di vita.

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