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lunedì 15 dicembre 2014

Ghostwriter

Quello che rinuncia al suo nome sulla copertina.
Già, spesso è così che viene identificato il ghostwriter. Io non la considero una rinuncia ma colgo il senso (o la sensazione). E quasi mi piace. L’idea che la passione, e naturalmente la professionalità, vengano ben prima di quella gloria mi gratifica e mi calza a pennello. Non che io non abbia una storia nel cassetto, anzi, ma c’è tempo. Francamente mi preme assai più quella altrui, l’universo nel quale ho il privilegio di entrare, il percorso che mi è dato compiere, la sfida che mi tiene incollata all’entusiasmo e alla speranza.
Ecco, quello che mi inorgoglisce o mi rasserena è che neanche per un secondo ho pensato al ghostwriting come ripiego a chissà quale sogno non realizzato. Al contrario. Quello che mi ha mosso e mi anima è quel fuoco lì, quello di essere in missione. Abbraccio l’autore e la creatura che mi consegna e parto.

Che fortuna compiere viaggi su viaggi.

venerdì 21 giugno 2013

Alla ricerca di un ghostwriter

Da buon ghostwriter mi rallegra ci siano molti autori in cerca di un ghost. Francamente ogni richiesta è una gioia, insomma, per lavoro e passione.
Ma un thriller/horror…non era nelle mie prospettive. Nonostante la formazione giuridica e gli studi di criminologia, o forse proprio per quelli, sono decisamente refrattaria agli ambiti crudi, crudeli, disgustosi.
Orrore!
Ma l’autore, a sorpresa, insiste. Letteralmente affascinato dal mio raccapriccio e dall’impaccio con il quale cerco di svicolare. Potrei non avere lo stile adatto, replico come ultima chance. Chissà, magari cercherei di addolcire il linguaggio per non scappare terrorizzata dalle mie stesse parole.
Niente da fare, arriva quasi alla supplica. Divertita ma pur sempre supplica. Vuole un ghostwriter che scriva con i brividi addosso, sogni la storia di notte, arrivi ad aver paura della sua ombra mentale. Accidenti, penso quando mi sento senza via di scampo. Posso rifiutare malamente e chiudere così la porta in faccia a una “sana” occasione di lavoro?
No, medito.
Però…è nel mio codice capire il committente prima della trama che mi affida. E allora
riecco il fantasma del timore che bussa a ripetizione alle mie povere tempie. Che diavolo di anima ha l’ideatore di un thriller?
La realtà, paradossalmente ma non troppo, pare profilarsi assai meno nera del previsto. Anzi, direi che vira al bianco. E scopro che la sua è una sorta di sfida. Vuole prendersi gioco del male, esorcizzarlo, ridurlo a libro.

Così le mani imbrattate di sangue e le scene mostruose diventano uno scherzo. O quasi.

venerdì 24 maggio 2013

Cercasi ghostwriter (per uomini politici)

I politici cercano ghostwriter. E, se ancora non li cercano, dovrebbero cominciare a farlo. Per il loro bene, almeno.
Non è una novità che molti libri, discorsi, relazioni, comunicati di uomini politici siano
opera di un bravo ghostwriter. Ma è altrettanto noto che alcuni nutrano ancora la convinzione di potersela cavare egregiamente senza l’aiuto di un professionista. L’evidenza dei risultati è tale che non occorre aggiungere commenti.
Talvolta è puramente questione di fiducia, in verità.
Il politico, l’uomo d’affari, l’economista hanno bisogno di qualcuno al loro “servizio ideologico”, devono fidarsi ciecamente di chi prepara loro un testo da leggere o divulgare. In pratica sono sostanzialmente portati a considerare essenziale che il ghost sia sulla loro stessa “lunghezza d’onda”.
Da ghostwriter, svelato ormai che lo sono, non ho smanie per il servizio ai politici. Forse è paura, chissà. Eppure mi interrogo. Sarebbe sicuramente una sfida avvincente prestare testa e tastiera a un messaggio che condivido, a un risultato che sogno, a un ambito sociale che mi sta a cuore.
Ma sarebbe possibile fare altrettanto per qualcuno che rappresenta posizioni culturali molto distanti dalle mie? Istintivamente potrei immaginare una dura battaglia con coscienza e convinzioni.
Eppure paradossalmente ma non troppo, pur se mi inquieta un po’, un ghostwriter al soldo di chi non lo entusiasma o non gli piace, deve mettere in atto una strategia molto più scientifica, senza svolazzi personali, strettamente aderente allo scopo e quindi potenzialmente assai attendibile. Le energie canalizzate all’obiettivo senza enfasi da partecipazione psicologica possono produrre effetti straordinari.
Dipende da una serie di variabili e contesti, intendiamoci. In certi casi un approccio emotivo può giovare alla credibilità e alla persuasione, in altri appunto un taglio rigoroso è decisamente più efficace.
Peraltro il polso della realtà (pure quella “avversaria”, ecco il punto) e la conoscenza a priori di qualsiasi obiezione e reazione sono strumenti di incredibile valore per la prestazione del ghostwriter.
Non mi chiamo Amleto, sto solo giocando con una bilancia in tilt.
Vi saluto e torno a maneggiare parole con entusiasmo e dedizione tra racconti, saggi, manuali e romanzi. 
Tranquilli, sono ordinarie riflessioni di un ghostwriter.