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venerdì 24 maggio 2013

Cercasi ghostwriter (per uomini politici)

I politici cercano ghostwriter. E, se ancora non li cercano, dovrebbero cominciare a farlo. Per il loro bene, almeno.
Non è una novità che molti libri, discorsi, relazioni, comunicati di uomini politici siano
opera di un bravo ghostwriter. Ma è altrettanto noto che alcuni nutrano ancora la convinzione di potersela cavare egregiamente senza l’aiuto di un professionista. L’evidenza dei risultati è tale che non occorre aggiungere commenti.
Talvolta è puramente questione di fiducia, in verità.
Il politico, l’uomo d’affari, l’economista hanno bisogno di qualcuno al loro “servizio ideologico”, devono fidarsi ciecamente di chi prepara loro un testo da leggere o divulgare. In pratica sono sostanzialmente portati a considerare essenziale che il ghost sia sulla loro stessa “lunghezza d’onda”.
Da ghostwriter, svelato ormai che lo sono, non ho smanie per il servizio ai politici. Forse è paura, chissà. Eppure mi interrogo. Sarebbe sicuramente una sfida avvincente prestare testa e tastiera a un messaggio che condivido, a un risultato che sogno, a un ambito sociale che mi sta a cuore.
Ma sarebbe possibile fare altrettanto per qualcuno che rappresenta posizioni culturali molto distanti dalle mie? Istintivamente potrei immaginare una dura battaglia con coscienza e convinzioni.
Eppure paradossalmente ma non troppo, pur se mi inquieta un po’, un ghostwriter al soldo di chi non lo entusiasma o non gli piace, deve mettere in atto una strategia molto più scientifica, senza svolazzi personali, strettamente aderente allo scopo e quindi potenzialmente assai attendibile. Le energie canalizzate all’obiettivo senza enfasi da partecipazione psicologica possono produrre effetti straordinari.
Dipende da una serie di variabili e contesti, intendiamoci. In certi casi un approccio emotivo può giovare alla credibilità e alla persuasione, in altri appunto un taglio rigoroso è decisamente più efficace.
Peraltro il polso della realtà (pure quella “avversaria”, ecco il punto) e la conoscenza a priori di qualsiasi obiezione e reazione sono strumenti di incredibile valore per la prestazione del ghostwriter.
Non mi chiamo Amleto, sto solo giocando con una bilancia in tilt.
Vi saluto e torno a maneggiare parole con entusiasmo e dedizione tra racconti, saggi, manuali e romanzi. 
Tranquilli, sono ordinarie riflessioni di un ghostwriter. 

2 commenti:

  1. Ammiro chi scrive per altri, è un gioco mimetico avvincente, e mi chiedo se riuscirei anch'io. A dire il vero non lo so: in fondo è come recitare una parte a teatro, ma forse oscillerei indeciso tra l'identificazione e il distacco. Vero è che quando qualcuno ha scritto qualcosa per me (dovevo presentare un concerto) ho sentito le parole che avrei pronunciato talmente estranee da stravolgere tutto (perdendo peraltro un sacco di tempo...)

    Pim

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  2. Hai trovato un pessimo ghost per la tua presentazione (tra l'altro...non conoscevo questo tuo aspetto da "palcoscenico"!!!)...Un ghost prima di capire la storia deve capire l'autore ;)
    L'argomento è complesso ma il lavoro è proprio avvincente!

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