Vortice
di braccia, vampata di calore.
Ma
d’un tratto sale l’impaccio. Abbassate gli sguardi, prendete posto con fretta
goffa e vi armate di un distacco di parole inanimate. Sembrate la caricatura di
due burocrati a un appuntamento organizzato fuori ufficio. Quasi non foste
all’incontro sospirato ma, appunto, a quei maldestri tentativi di sondare il
feeling tra due ingialliti colletti bianchi orchestrati da qualche zelante
collega.
In
verità avete l’aria di essere stati agghindati a forza, vecchi lampadari
catapultati sulla luna, in uno spazio ultra moderno che vi carica sul groppone
cent’anni di inadeguatezza ecco. Fuori tempo e fuori luogo. O, semplicemente,
con un cappio al collo.
Soffocati
dalla vita non vissuta, dalle emozioni represse, dall’analfabetismo dell’amore.
Da qualche parte dentro di voi sentite il diritto a un’occasione, a quella che
chiamate, con quella tenera ridondanza che subito evoca, “un po’ di felicità”,
ma siete impauriti principianti.
Per
magnanimo destino intorno a voi iniziano a muoversi musiche e risate. Brindisi
e balli, mentre le luci si abbassano e anche a voi si arrossano le gote di
alcool ed eccitazione. Improvvisamente l’impeto dell’amplesso che sembrava
evaporato si rinnova in sorriso, poi in passi ritmati e infine in
quell’intimità delicata di un bacio casto.
Così,
in una manciata di minuti si disegna il preludio di un cammino.
Ben tornata cara Irene! La tua penna è come il buon vino. La miseria sessuale di questi amanti sembra uscita da un quadro espressionista di Macke. Una lettura istruttiva su come non fare l'amore:-)
Un grande abbraccio, a presto
dragor (journal intime)
Wow, Dragor carissimo!
RispondiEliminaAuguriamoci escano dalla miseria sessuale...un passo dopo l'altro, magari...
Grazie!!!
Un grande abbraccio anche a te
Irene