Non
ci diamo il tempo delle lacrime bianche, quelle della commozione di struggente
tenerezza. Dobbiamo correre, inseguire un pianto che abbia radici solidi o una
gioia palpabile. Dobbiamo correre perché il pensiero non ci basta o forse ci
avvilisce.
Non
ci diamo il tempo del sogno che non riposi nel sonno. Abbiamo paura di non
toccarlo mai.
Non
ci diamo il tempo del sorriso che non stia appiccicato ad una circostanza
consueta.
Abbiamo
bisogno di ragioni, di motivi che giustifichino tutto.
Non
ci ritroviamo nel tempo perché ci scivola dalle mani mentre lo viviamo. E se le
nuvole non fanno intravedere gli occhi che vegliano sulla nostra notte non
riusciamo ad immaginarli. Facciamo fatica a dare alla fantasia quello che
merita. Facciamo fatica a goderne, soprattutto.
Non
c’è alito che non sia respiro. Non c’è attimo che non porti vita. Eppure non
possiamo sentirlo. Dobbiamo correre. Come se la sosta non fosse ristoro, ma
resa. Come se il tempo altro non fosse che il nostro affanno.
Ma
al nostro passo l’ombra che segue non è solo impietoso incalzare. E’ anche
armonia di una mente che sfama il piacere di una frazione di tempo per
ascoltare il battito del cuore. Il diluvio dei sensi. No, la pioggia cadenzata
che ci inzuppa, goccia dopo goccia, con cheto ma profondo scorrere. Sono qui...
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