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lunedì 11 marzo 2013

La democrazia diretta di Beppe Grillo


Considerando l’ovvio e strenuo impegno dei politicanti e dei media per affondare la lotta per una sovranità popolare piena di democrazia diretta è essenziale e urgente che il pensiero di Grillo e Casaleggio espresso nel M5S arrivi forte e chiaro a tutti i cittadini. TUTTI.
E’ difficilissimo, lo so. Ma il grande “progetto” di civiltà e felicità di una democrazia diretta non deve rimanere un sogno solo perché tra le persone difetta la conoscenza, l’informazione, la capacità e la possibilità di sceglierlo. Il rischio qui e ora è proprio questo. Siamo imbevuti di sottocultura politica di partiti, delega, potere, rassegnazione, indifferenza, superficialità e quindi facciamo una fatica immane a intravedere la luce di un obiettivo di spessore enorme. Un obiettivo rivoluzionario.
Forse non è stato intuito neanche da tutti i votanti o i simpatizzanti del M5S: non è protesta, non è antipolitica, è politica del popolo.
Altro che alleanze e riforme e programmi. Dovremmo partire dal principio: vogliamo mantenere questo sistema di democrazia indiretta o compiere la radicale trasformazione del Paese in uno stato a democrazia diretta?
Democrazia diretta vuol dire esercizio della sovranità da parte del popolo in modo attivo, legislazione e governo insomma.
Il referendum o le proposte di legge di iniziativa popolare che attualmente il nostro ordinamento giuridico prevede, pur essendo istituti di democrazia diretta, sono assolutamente lontani dalla concretezza del modello.
Al di là del fatto che attualmente in Italia è ammesso solo il referendum abrogativo e non quello propositivo, meraviglioso oltre che importantissimo, sappiamo bene che in pratica le procedure, i tempi e le storture burocratico-politiche rendono titanica l’impresa di affermazione del pensiero popolare. Altrettanta disgrazia grava sull’iter e sulla considerazione dei disegni di legge di iniziativa popolare: l’estenuante percorso di proposta è quasi sempre vanificato dall’insabbiamento della stessa quando arriva in Parlamento.
Ecco, democrazia diretta vuol dire “avere in mano il proprio destino”: DECIDERE.
Nell’era di internet una stupenda e-democracy.
Naturalmente il potere è responsabilità. Amministrare il bene comune significa esserci, sapere, lavorare, discutere, sudare. Avere voglia di mettersi in gioco e costruire. Vuol dire avere a cuore la comunità, ben prima e ben oltre se stessi accidenti.
Questa è RIVOLUZIONE. Del pensiero, innanzi tutto. E quindi della vita.
E’ uno strepitoso salto culturale. Siamo pronti?
Non si tratta di rimescolare le carte, si deve buttar via il mazzo. E ragionare su altre basi, con altre energie, su altre piste, sgomberando il campo da tutte quelle strutture e quei riferimenti che per decenni e decenni ci hanno tenuto fuori dalla nostra esistenza in questo Paese.
Comunque la pensiate, questo è il punto su cui riflettere subito.
Non c’è destra, non c’è sinistra. Popolo o “rappresentanti” del popolo, ecco l’opzione che abbiamo davanti.
Dopo questo si può e si deve discutere tutto il resto.
Altrimenti non ci capiamo, parliamo lingue diverse, ci facciamo infinocchiare da Grillo si Grillo no, ci lasciamo terrorizzare dalle solite strategie dell’ordine costituito.
Comprendo che non è facile riattivare il cervello e l’anima. Purtroppo ce li hanno quasi schiacciati. Ma sono lì, dentro di noi, basta scavare un po’ e balzano fuori.
Sarà dura, questo è vero. Occorrono lucidità e consapevolezza. E’ una salita sfiancante, ci vogliono coraggio e determinazione. Non abbiamo la bacchetta magica, il sogno dobbiamo inseguirlo con intelletto e mani.
Solo se qualcuno ritiene più allettanti la ricchezza materiale e la povertà morale non può percepire il sublime richiamo di una sfida epocale. Pensateci, almeno.
Avevo scritto di un Governo degli Illuminati. Un governo che ci traghettasse sulla sponda della democrazia diretta, un Governo che potesse pacificamente e saggiamente seguire la bussola nella giungla di laccioli di quella indiretta. Ma, per ora, non si sente che la resistenza feroce del vecchio.

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