Pagine

martedì 12 marzo 2013

Pisticci (MT)


« ... Bianca sul suo colle argilloso la piccola città silente, sovrana coronatrice del vasto paesaggio tra i fiumi Basento e Cavone, svetta da vie tortuose e chiare. Il sole indugia in lunghi ozii meridiani fra le ospitali case basse e cuspidate, sullo sfondo delle montagne gibbose orlate di agavi aguzze, di secolari ulivi e di fichi d'india... » (Concetto Valente).
Lo spettacolo aspro e struggente dei calanchi sembra placarsi e distendersi nel candore della città che dai colli domina un panorama immenso di forme e colori fino allo Jonio. Di notte confondo le mille luci dell’orizzonte con le stelle, terra e cielo sono un unico sfondo di stupore e desideri nell’aria fine.
Le strade sulle quali mi arrampico sprigionano una bellezza essenziale. Accecante di nudità e naturale eleganza Pisticci mi accoglie fiera e incantata, come un gigantesco teatro di virtù e vezzi di decoro antico, con eterea grazia. I piani sconnessi, gli andamenti sbilenchi, il saliscendi di una terra di frane invece di creare un disegno disordinato e angoscioso generano una suggestione di atmosfere, scorci, brividi.
Le case a precipizio del rione Dirupo come le splendide chiese, i palazzi storici, il castello, l’abbazia e il rione Torrevecchia sono un meraviglioso intreccio di armonia e fascino, un trionfo di garbo e gusto. Un labirinto di storia e umanità, nelle architetture e nella ricercatezza dei dettagli. Così bianca eppure così calda…
Partic. Lucania61-Levi
Giova alle emozioni il contrasto di stile con l’asciutta rudezza dei calanchi e ammalia la composta raffinatezza di monumenti e abitazioni nella linda semplicità di quella tinta immacolata. Vivace orgoglio, quello di Pisticci. D’altra parte nel pregio estetico c’è il tratto di un popolo, l’energia e la buona vanità di una tradizione, la forza e il senso delle ambizioni. Non è capriccio, credo, ma indomita essenza. Nel divenire, anche sciagurato, del tempo, Pisticci e la sua gente sono stati pazienti amanti e custodi di una bellezza che è patrimonio di valori.
Nel decoro di strade e piazze, nei manufatti a contrasto tenue e naturale con il rigore bianco dell’insieme, in ogni angolo di vita, nel geometrico susseguirsi di case avverto la dimensione di una identità vigorosa.
Tutto è fluido e avvincente. Una sintonia perfetta.
Leggiadria, ecco cosa evoca in me Pisticci. Una sensazione di leggerezza artistica e spirituale. Non è un caso che Carlo Levi descrivendo due donne con la pacchiana, il vestito tradizionale di Pisticci, incontrate ad Aliano al tempo del confino, scrive che le “facevano somigliare a strane farfalle”.
E nel 1960, molti anni dopo il confino, in uno dei suoi viaggi in Basilicata, Carlo Levi posa in foto a Pisticci proprio con una anziana donna in costume.
Svolazzante è pure l’accento, quella cantilena del balcone sullo Jonio, che trasmette una mollezza vagamente leziosa. Qualcosa di felino, nel passo e nel carattere dei pisticcesi, che nelle strutture del luogo diventa seduzione.
E da questa Pisticci collinare, sullo strappo impressionante dei calanchi, fa capolino a pochi chilometri il mare: geografia generosa!

Nessun commento:

Posta un commento