Per
sempre. Solo per sempre. Che non ti serve un diario, una festa, una foto. E’
lì. Come se scorresse nelle vene. Un neo sulla pelle. Un pensiero che vive
dentro di te.
E’
più di un ricordo perché è passato, presente e futuro insieme. Nelle tue
tasche, nei tuoi cassetti, nei tuoi occhi.
Qualcosa
che puoi dire ‘per sempre’. Nel bene e nel male. Bello o brutto. Un istante
scritto nel cielo, ti segue ovunque tu vada. Certezza, sorriso o pena. E’ anche
un po’ della tua anima. Un po’ di quello che sei e sarai. Che senza quell’attimo
magari saresti un altro, chissà.
Hai
ragione, caro Ligabue. E non serve evocare straordinarie emozioni, eventi
fenomenali, effetti speciali. Per sempre magari è un sorriso, una tazza di
caffè, un mattino di primavera, una carezza. O quella lacrima, proprio quella
lì, nella camera buia di una città arrabbiata.
E chi esce di scena, quello che non abbiamo più tra le mani può restare lì piantato eternamente...
Elaborare il lutto, sì, certo, si deve. Però qualcosa resta sempre impigliato tra le dita, anche quando il tempo ha fatto il proprio lavoro. Una sensazione tangibile di assenza, mi viene da dire, cui dovremo abituarci e che ci accompagnerà - lo sappiamo - lungo i giorni e le strade che percorreremo.
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