Ci
penso spesso, all’Antologia di Spoon River. L’intensità di una poesia prestata
al ruolo di epitaffio è sublime, o almeno lo è nelle sfumature di quel genio di
Edgar Lee Masters che tutto il mondo di veri lettori conosce.
Al
di là dei grandi messaggi, per i quali vale sempre la pena rileggerlo, mi piace
sfogliarlo per meditazioni arditamente inverse. Bramo di poter leggere e scrivere
gli aliti che si aggirano ancora vitali in prossimità del viale dei cipressi.
Ovvero le storie che stanno prendendo il volo, a un passo dalla sepoltura che
tanto avvicina terra e cielo.
Non
le ultima volontà, che per improvvida o sacra ragione si lasciano ai posteri.
Ma le ultime espressioni dell’esistenza. Altro che rimorsi e rimpianti, uguali
per tutti come battiti di ciglia. Intime effervescenze, tempeste di desideri.
E non è sinistro chiamare la raccolta cimitero, se l'accoglienza alle anime è quella della festa degli ultimi sensi. Anzi.
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