Vengo
dopo di lui, come se fosse il tg.
Con
un’altra frittata e un’altra madre. Ma con il senso perfetto delle sensazioni.
Non
quelle di casa e idillio, in stile Mulino Bianco. Quelle che sono spirito di
qualcosa. Magari in profumi e sapori. Forse in atmosfere. Sicuramente in
autentici orizzonti.
Non
bastano le tracce dove stanno appiccicati i ricordi. Non ci vuole per forza
l’olio che sfrigola in padella. Ci vuole il cuore complice. E la testa che
mette i piedi al posto giusto. Il pane si “sponza” soprattutto di ricerche e
scoperte. Altrimenti è una catena. E le catene, si sa, spezzano le ali.
Il pane e frittata di mia
madre è buono se ti ha
fatto crescere e, appunto, volare.
Se
ti ha insegnato l’appetito e il piacere, che sono molto di più della fame e
della sazietà.
Grazie
all’amico Rocco Papaleo per l’ispirazione, che il pane e frittata di mia madre è suo.
(agosto
2013)
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