Capita,
di svegliarsi con un evviva in testa.
Forse
perché il cuscino della notte ha tenuto in caldo i bei sogni o perché il cielo
dalla finestra fa l’occhiolino.
Bisogna
pensarci. Mettere i piedi giù dal letto con grazia, sorridere al mondo e
affacciarsi alla colazione come fosse un banchetto festivo. E’ la maniera per
ingraziarsi i buoni auspici e dilatarli nelle ore, è il senso di marcia che il
passo non vedeva l’ora di imboccare.
E
bisogna continuare. Continuare a pensarci fino a sera. Perché le coperte ben
rimboccate, gli occhi ridenti, il corpo appagato, il cuore carico, lo
conservino per l’alba successiva.
Mica
si chiama ottimismo. E’ la storia della buona volontà. Quella che insegna a
mettere l’anima in ogni secondo, di respiro in respiro. A maniche rimboccate, a
intelletto limpido.
Che
sensazione meravigliosa: evviva. Sono qui e godo. Godo per tutto quello che
posso vedere, sentire, fare, dire. Godo perché non mi tiro indietro. Godo perché
cerco il filo dell’armonia. Godo perché avverto tutta la stanchezza delle
energie non risparmiate.
Capita,
di capire che evviva è una scelta.
Capita... e bisogna che lo facciamo capitare più spesso!
RispondiEliminaGrazie Irene, di questo buon inizio
Prish
Avanti d'impegno Prish!
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