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giovedì 31 dicembre 2015

Evviva

Capita, di svegliarsi con un evviva in testa.
Forse perché il cuscino della notte ha tenuto in caldo i bei sogni o perché il cielo dalla finestra fa l’occhiolino.
Bisogna pensarci. Mettere i piedi giù dal letto con grazia, sorridere al mondo e affacciarsi alla colazione come fosse un banchetto festivo. E’ la maniera per ingraziarsi i buoni auspici e dilatarli nelle ore, è il senso di marcia che il passo non vedeva l’ora di imboccare.
E bisogna continuare. Continuare a pensarci fino a sera. Perché le coperte ben rimboccate, gli occhi ridenti, il corpo appagato, il cuore carico, lo conservino per l’alba successiva.
Mica si chiama ottimismo. E’ la storia della buona volontà. Quella che insegna a mettere l’anima in ogni secondo, di respiro in respiro. A maniche rimboccate, a intelletto limpido.
Che sensazione meravigliosa: evviva. Sono qui e godo. Godo per tutto quello che posso vedere, sentire, fare, dire. Godo perché non mi tiro indietro. Godo perché cerco il filo dell’armonia. Godo perché avverto tutta la stanchezza delle energie non risparmiate.

Capita, di capire che evviva è una scelta.

2 commenti:

  1. Capita... e bisogna che lo facciamo capitare più spesso!
    Grazie Irene, di questo buon inizio
    Prish

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