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giovedì 4 luglio 2013

Il ritratto: Conci Rinaudo, fotografa

Magari sono intrecci. O ingranaggi, spirali, inconsuete armonie. Più che visibili all’occhio sono percepibili dai sensi.
Storia di passione, curiosità e sfida. Perché l’ansia artistica cela un tratto del carattere, quello della ricerca. O forse della trama. E, chissà, magari anche della consapevolezza un po’ arzigogolata dell’ombra e della luce che è racchiusa in ogni cosa.
Quello che Conci Rinaudo cattura con l’obiettivo è ciò che è da svelare o da interpretare.
Qualcosa che assomiglia a un piccolo enigma. Le infinite combinazioni di forme che, talvolta, possono far godere la fantasia. Sicuramente non è un’anima piatta, quella di Conci Rinaudo. Se mai, invece, è un’anima in viaggio. Uno di quei segugi di sfumature che non chiude mai il cerchio. Che lascia sempre aperta una porta al suo pensiero in corsa.
D’altra parte più che la tecnica, della quale francamente un po’ se ne infischia, in lei può l’istinto. Quello irriverente o allegro o acuto. Fotografa con la pelle, Conci Rinaudo. Come se sfiorasse oggetti e luoghi per sentirne il battito, per captare l’onda del momento, per inventare immagini. L’altra realtà, ecco. Quella che sfugge all’ottica rituale. Quella che non risponde ai confini della bellezza e della bruttezza. Quella che non bilancia tutto con il rigore delle regole. A lei la voglia di un click balza in un lampo, quando può ribaltare le apparenze e le prospettive, quando vede che ciò che le si para davanti è molto diverso da quel che sembra.
Estrosa, forse. Ma più che altro in movimento. Come un motore a ciclo continuo.
E’ facile che il suo spirito fatichi assai ad accettare le definizioni, le assolutezze, gli schemi. Ha bisogno della libertà di elaborare ogni istante, ogni punto, ogni dettaglio. O, semplicemente, di immaginare che tutto possa avere risvolti o regalare sorprese o meritare riscosse. La trovo audace. Perché in fondo per lei il mistero non è che quella grande opportunità di risposte da inseguire!
Così, con le immagini, ingaggia un gioco senza fine. Una partita che, almeno qualche volta, si diverte più a disputare che a vincere. D’altra parte è fiera e cocciuta ma, impossibile negarlo, sensibile al richiamo di qualsiasi materia, di un volto, di un cielo, di un guizzo di vita.
Personalità in work in progress, si direbbe. Peraltro nel dinamismo avventuroso si può
scorgere più di una chiave per intravedere risposte. E le sue fotografie parlano!
Questa Conci Rinaudo combatte ogni pena con la vitalità, ecco tutto. Della serie: arrendersi, mai. Che poi la tristezza è ottima per il fermento creativo, verità amara ma pur sempre inconfutabile.
Penso debba confortarla la magnificenza delle sue espressioni. Diciamo che alla fine contagia il suo ombelico di buon umore distraendolo con la grazia dell’arguzia, della vivacità, del calore. E a me piace questa bacchetta magica.
Vede oltre. Per destino so che può essere molto doloroso. Ma valutati i risultati fotografici per Conci Rinaudo è anche un dono prezioso!

Bravissima, cara Conci.
Tutte le fotografie sono, ovviamente, di Conci Rinaudo.

2 commenti:

  1. Carissima Irene,
    poche sono le persone che, in silenzio, osservano ed elaborano i pensieri come tu sai fare.
    Leggi nel profondo dell'anima riuscendo poi ad impressionare le pagine bianche con parole vere, indelebili.
    Eh si, Noi abbiamo la fortuna di "vedere oltre".

    Grazie infinitamente.
    Conci

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  2. Così mi fai emozionare!!!
    Comunque...la sensibilità e' una fatica ma anche un dono straordinario che dobbiamo tenerci stretto ;)
    Lieta di averti conosciuto e di godere delle tue immagini, Conci!

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