Magari
sono intrecci. O ingranaggi, spirali, inconsuete armonie. Più che visibili all’occhio
sono percepibili dai sensi.
Storia
di passione, curiosità e sfida. Perché l’ansia artistica cela un tratto del
carattere, quello della ricerca. O forse della trama. E, chissà, magari anche
della consapevolezza un po’ arzigogolata dell’ombra e della luce che è
racchiusa in ogni cosa.
Quello
che Conci Rinaudo cattura con l’obiettivo è ciò che è da svelare o da
interpretare.
Qualcosa che assomiglia a un piccolo enigma. Le infinite
combinazioni di forme che, talvolta, possono far godere la fantasia. Sicuramente
non è un’anima piatta, quella di Conci Rinaudo. Se mai, invece, è un’anima in
viaggio. Uno di quei segugi di sfumature che non chiude mai il cerchio. Che
lascia sempre aperta una porta al suo pensiero in corsa.
D’altra
parte più che la tecnica, della quale francamente un po’ se ne infischia, in
lei può l’istinto. Quello irriverente o allegro o acuto. Fotografa con la
pelle, Conci Rinaudo. Come se sfiorasse oggetti e luoghi per sentirne il
battito, per captare l’onda del momento, per inventare immagini. L’altra
realtà, ecco. Quella che sfugge all’ottica rituale. Quella che non risponde ai
confini della bellezza e della bruttezza. Quella che non bilancia tutto con il
rigore delle regole. A lei la voglia di un click balza in un lampo, quando può
ribaltare le apparenze e le prospettive, quando vede che ciò che le si para
davanti è molto diverso da quel che sembra.
Estrosa,
forse. Ma più che altro in movimento. Come un motore a ciclo continuo.
E’
facile che il suo spirito fatichi assai ad accettare le definizioni, le
assolutezze, gli schemi. Ha bisogno della libertà di elaborare ogni istante,
ogni punto, ogni dettaglio. O, semplicemente, di immaginare che tutto possa
avere risvolti o regalare sorprese o meritare riscosse. La trovo audace. Perché
in fondo per lei il mistero non è che quella grande opportunità di risposte da
inseguire!
Così,
con le immagini, ingaggia un gioco senza fine. Una partita che, almeno qualche
volta, si diverte più a disputare che a vincere. D’altra parte è fiera e
cocciuta ma, impossibile negarlo, sensibile al richiamo di qualsiasi materia,
di un volto, di un cielo, di un guizzo di vita.
Personalità
in work in progress, si direbbe. Peraltro nel dinamismo avventuroso si può
scorgere più di una chiave per intravedere risposte. E le sue fotografie
parlano!
Questa
Conci Rinaudo combatte ogni pena con la vitalità, ecco tutto. Della serie:
arrendersi, mai. Che poi la tristezza è ottima per il fermento creativo, verità
amara ma pur sempre inconfutabile.
Penso
debba confortarla la magnificenza delle sue espressioni. Diciamo che alla fine
contagia il suo ombelico di buon umore distraendolo con la grazia dell’arguzia,
della vivacità, del calore. E a me piace questa bacchetta magica.
Vede
oltre. Per destino so che può essere molto doloroso. Ma valutati i risultati
fotografici per Conci Rinaudo è anche un dono prezioso!
Bravissima,
cara Conci.
Tutte le fotografie sono, ovviamente, di Conci Rinaudo.
Carissima Irene,
RispondiEliminapoche sono le persone che, in silenzio, osservano ed elaborano i pensieri come tu sai fare.
Leggi nel profondo dell'anima riuscendo poi ad impressionare le pagine bianche con parole vere, indelebili.
Eh si, Noi abbiamo la fortuna di "vedere oltre".
Grazie infinitamente.
Conci
Così mi fai emozionare!!!
RispondiEliminaComunque...la sensibilità e' una fatica ma anche un dono straordinario che dobbiamo tenerci stretto ;)
Lieta di averti conosciuto e di godere delle tue immagini, Conci!